Pittura ad olio

 


Le origini della pittura ad olio

In molti credono che i colori ad olio fossero del tutto sconosciuti fino al 1400, quando il fiammingo Jan van Eyck  ‘inventò’ queste tinte. In realtà ci sono molte prove che dimostrano l’esistenza della pittura ad olio già nei secoli precedenti: si pensi che i colori ad olio sono menzionati già da Marco Vitruvio Pollione, da Plinio il Vecchio e da Galeno. Indubbiamente, però, i pittori fiamminghi apportarono tante nuove migliorie, ed è a loro che va riconosciuto il merito di aver portato al centro della pittura i colori ad olio. Chi già conosce le caratteristiche di questa tecnica pittorica non si può del resto stupire dell’entusiasmo con cui la descrive proprio il Vasari ne ‘Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori’, nel quale parla della pittura ad olio come di una tecnica che «accende più i colori, né altro bisogna che diligenza et amore, perché l’olio in sé si reca il colorito più morbido, più dolce e delicato e di unione e sfumata maniera più facile che li altri». E gli elogi che il Vasari riserva alla pittura ad olio non si fermano qui, arrivando a dire che i pittori che adottano questa peculiare tecnica «spesso ci fanno parere di rilievo le loro figure e che ell’eschino della tavola, e massimamente quando elle sono continovate di buono disegno con invenzione e bella maniera». Insieme alle opere fiamminghe, i colori ad olio si diffusero in tutta Europa.

Nel nostro Paese le tinte ad olio erano già utilizzate con tecniche miste, ma i risultati erano ben lontani dall’essere paragonabili a quelli raggiunti nei Paesi Bassi. A portare in Italia i colori ad olio così come perfezionati dai fiamminghi fu Antonello da Messina, reduce proprio da un viaggio nelle Fiandre. Le sue opere fecero scalpore, e diedero il via ad una vera e propria rivoluzione: Venezia, Napoli, Urbino, Roma, una dopo l’altra le corti restarono soggiogate di fronte alla brillantezza e ai dettagli delle opere dipinte con i colori ad olio. Citiamo ancora il Vasari, per sottolineare il clima chi si era andato a creare, e per evidenziare che non c’erano assolutamente dubbi sulla superiorità di questi colori: «fu una bellissima invenzione et una gran commodità all’arte della pittura il trovare il colorito a olio».Questa “Tecnica Pittorica”, la più importante e la più diffusa nel mondo, viene impiegata fin da antichissime epoche.

Si basa essenzialmente sull’utile proprietà dell’olio di potersi mescolare con i colori ridotti in finissima polvere (pigmenti coloranti ricavati dal mondo minerale, animale e vegetale) e di essiccare nell’aria insieme ad essi.

Il tempo di essiccazione è abbastanza lento ma non subisce apprezzabili alterazioni.

L’olio più adatto per la macinazione e l’impasto con i pigmenti coloranti è, come ormai risaputo, l’olio di lino vergine (meglio conosciuto come olio crudo) che, dopo i necessari trattamenti relativi alla chiarificazione, purificazione e filtraggio, deve assumere un’assoluta limpidezza e un colore giallastro paglierino con elevata trasparenza.

Le sue peculiari proprietà grasse, lo rendono il più adeguato per la preparazione dei colori, ai quali conferisce una giusta consistenza, ed è provato che, essiccandosi ed indurendosi, è l’olio che offre la più alta resistenza agli anni ed a tutti gli agenti atmosferici.

Insieme all’olio di lino, che è considerato in senso assoluto il più importante per la tecnica della pittura a olio, sono oltremodo impiegati utilmente, per questo genere di pittura, anche altri tipi di olio, come quelli di papavero e di noce.


L’olio ha l’importante proprietà di mantenere inalterato il suo tono, prima, durante e dopo il suo prosciugamento.

La pittura ad olio è insolubile nell’acqua.

Qualsiasi tipo di colore (allo stato originario) mescolato o macinato con l’olio, dopo la sua essiccazione diventa solido e può resistere con sicurezza ad energici lavaggi con acqua, anche impiegando i “comuni” detergenti.

L’olio ha un’ottima azione di solidificazione sui colori. Con l’avvenuto essiccamento lo strato di pittura diventa compatto, molto solido ed allo stesso tempo elastico, la cui durata certamente superiore a tutte le altre pitture, riesce ad attraversare i secoli.

La tecnica della pittura ad olio, con le sue pregiatissime peculiarità, si presta molto bene al temperamento pittorico e creativo dell’artista.

Facilissimo ottenere dall’olio un’efficace e sostanziosa pastosità della materia, unita alla pregiata resistenza al tempo ed agli agenti atmosferici.

L’olio, contenuto nei colori, ha la pregiata proprietà di conferirgli freschezza, morbidezza e di farlo diventare docile al pennello più delicato, dando la possibilità al pittore di procedere con mano sciolta e decisa

Ciò di cui sopra, non si può dire per colori a tempera o acrilici che iniziano ad essiccare non appena vengono stesi sulla tela.

Per la generosa e la facile trattabilità di questi pigmenti, in virtù dell’olio con il quale sono impastati, i colori possono essere uniti in un complesso armonioso, tanto da far apparire l’opera come se fosse stata realizzata in un’unica seduta.

L’opportunità di poter ritoccare e di rifinire lentamente il quadro iniziato, dà modo al pittore di porre maggior cura nell’esecuzione, studiandone a fondo i dettagli.

La pittura ad olio ha forti caratteristiche di brillantezza, trasparenza, elasticità.

La pittura a olio

La pittura ad olio può può essere stesa su qualsiasi superficie: su tele, su tavole di legno o cartoni convenientemente preparati (imprimitura) oppure anche senza nessun tipo di preparazione.

L’olio contenuto nei colori viene assorbito in maniera diversa a seconda delle proprietà specifiche di questi supporti. Ad esempio, su una superficie di legno non trattata, l’olio contenuto nei colori viene assorbito in modo più accentuato che sulla stessa superficie dopo una stesura di pittura acrilica.

Nella pittura a olio si usano diversi additivi per dare più o meno fluidità ai colori, per aumentarne o diminuirne la brillantezza o la capacità di essiccazione.

Tra gli additivi di cui l’artista oggi dispone, vi è anche l’essenza di petrolio, che permette di ottenere da sola, oppure unita alla cera disciolta in precedenza, un effetto di opacità e chiarezza di buon aspetto, è ottima per dipinti a scopo decorativo ed è affine alla tempera come risultato, ma di questa è molto più resistente, soprattutto all’umidità.

Altro prodotto analogo a questa essenza è l’olio essenziale di petrolio, che si differenzia soltanto per l’evaporazione molto più lunga. Questo permette di conservare più a lungo la fluidità ai colori già destinati alla stesura.

La vasta diffusione di questa tecnica pittorica fu possibile principalmente grazie all’impiego della comune tela, di canapa o di lino, la cui utilizzazione iniziò ad affermarsi intorno alla prima metà Quattrocento nel Nord Europa.

In Italia, le prime opere a “olio su tela” furono realizzate nella città lagunare soltanto alcuni decenni dopo, dove il metodo fu positivamente accolto.

La ragione del successo fu che la “pittura su tela” non subiva deterioramenti a breve termine come la “pittura su tavola”, a causa delle condizioni climatiche sfavorevolmente umide e della costante presenza di salsedine; inoltre si potevano così eseguire opere di più vaste proporzioni.

Da questo momento la tecnica della pittura a olio ha sempre camminato accompagnata dalla tela, anche se, nell’arco dei secoli sono stati impiegati i più svariati tipi di supporto, soprattutto quelli lignei. Questo perché, l’introduzione del supporto telato ha permesso un impiego migliore di questa tecnica, grazie principalmente alla possibilità di ottenere un’imprimitura più fine, con la stesura di pigmenti amalgamati a resine meno dure, rispetto a quelle impiegate dai Maestri fiamminghi, i primi ad aver usato impasti a base di resina e di olio.

La maggiore versatilità della tecnica a olio e la facilità nei procedimenti di elaborazione della materia, ha favorito la diffusione della pittura in generale: l’artista non ha più avuto bisogno di portarsi dietro l’intera bottega d’arte per dipingere, dal vivo, un paesaggio.

Dipingere a olio significa mescolare dei pigmenti a sostanze oleose. I supporti sui quali dipingere possono essere tantissimi: la carta, la tela, il legno, ma anche il cuoio, la seta e metalli (argento, rame, oro, platino).

Per lavorare più facilmente si era soliti preparare il supporto con un particolare procedimento che prende il nome di imprimitura.
L’imprimitura più diffusa per le tele e le tavole era composta da gesso mescolato con colla di caseina o di coniglio, talvolta anche con l’aggiunta d’olio di lino cotto. Bisognava prestare la massima attenzione alla preparazione della miscela perché doveva essere tanto densa da formare un discreto spessore ma abbastanza fluida da poter essere stesa.


                                   Strumenti

 - Gli strumenti maggiormente idonei ed adoperati per dipingere ad olio sono i pennelli, il pennello a pelo rigido, costituito di setole di maiale, e il pennello a pelo morbido, ottenuto da pelo di martora o da fibre sintetiche. I migliori sono i pennelli di setole, che distribuiscono con facilità il colore sulla ruvidità della tela. I pennelli morbidi servono per i particolari e gli effetti di levigatura. I pennelli per pittura a olio hanno il manico più lungo. La trementina o acquaragia, distillata dalla gomma resinosa delle conifere, è il solvente migliore con cui diluire i colori e togliere l'eccesso di pittura. Altro strumento sono le spatole, che possono essere “a coltello”, indispensabili per mescolare la pittura o raschiarla via, oppure a cazzuola, diversamente sagomate come lama e impugnatura, con le quali si applica direttamente la pittura. Per dipingere una grande tela sono utili le “tavolozze di legno” con il classico foro per il pollice.

Prima di essere utilizzata per la prima volta, la tavolozza di legno deve essere trattata per alcuni giorni con olio di lino in modo da impregnare bene le fibre. Per dipingere comodamente sono disponibili in commercio vari tipi di “cavalletti”, che differiscono fra loro per misure e peso (si va dai cavalletti pesanti ad altezza regolabile e con manovelle per inclinare la tela a cavalletti leggeri per dipingere all'aria aperta).
La pittura può essere eseguita a seconda della personalità creativa dell'artista, con accuratezza e gradualità e quindi applicando molti strati di colore in un intervallo di tempo che in alcuni casi può durare anni, oppure con pennellate sono stese liberamente, secondo quel che l'artista sente in un determinato momento.
Questa ultima tecnica si basa sulla capacità di applicare il colore con rapidità e sicurezza. Se si vuole dipingere a strati sovrapposti è importante osservare la regola del grasso su magro, cioè lo strato inferiore deve essere meno ricco di medium mentre gli strati superiori saranno più ricchi per rendere più omogeneo l'insieme. È preferibile iniziare il lavoro con colore molto diluito con essenza di petrolio o di trementina per ripassare, in seguito, con strati più spessi e concentrati. L'uso di colori acrilici e vinilici come base può essere preso in considerazione visto che il colore ad olio vi aderisce bene, ma il contrario non è possibile poiché trasgredirebbe la regola del "grasso su magro".

Il fattore di resistenza del colore alla luce è determinante per una buona conservazione dell'opera e la verniciatura di quest'ultima, una volta terminata, può dare una ulteriore protezione alla stessa, Uno strato di vernice si può passare dopo un breve periodo di essiccazione. Ad essiccazione completa dello strato di pittura (circa un anno) si potrà passare uno strato di vernice finale dopo aver ben spolverato l'opera. La verniciatura finale svolge un doppio ruolo: protegge da polvere, graffi, ecc. e conferisce al quadro una brillantezza uniforme. La Vernice per ritocco composta da resina cicloesanonica e acquaragia, crea una protezione temporanea su dipinti ad olio e consente il recupero delle zone opache. Da stendere su colori secchi al tatto, asciuga in poche ore e non ingiallisce. Si rimuove con solventi blandi ed è diluibile con acquaragia. Un altro tipo di vernice è quella usata per conferire lucentezza od opacità uniforme e per proteggere la pittura. Asciuga in poche ore, non ingiallisce e ritarda l'invecchiamento dei colori ad olio. Per un corretto utilizzo attendere dai 6 ai 12 mesi prima dell'applicazione. La vernice acrilica lucida od opaca per quadri composta da resina acrilica e acquaragia, è una vernice finale che conferisce lucentezza od opacità uniforme e protegge la pittura. Adatta sia per colori ad olio che acrilici. Asciuga in poche ore, non ingiallisce e ritarda l'invecchiamento dei colori. Per un corretto utilizzo attendere dai 6 ai 12 mesi prima dell'applicazione. Una piccola nota relativa all'olio ad acqua, è qui resa per venire incontro ad esigenze particolari di artisti che sono allergici ai solventi. L'olio ad acqua, reso possibile grazie all'utilizzo di olii modificati e la cui consistenza è praticamente uguale a quella del colore ad olio tradizionale grazie al dosaggio dei pigmenti con gli olii modificati (lino e catrame) è un vero e proprio colore ad olio che può essere diluito e pulito con acqua. Con questo colore l'acqua può sostituirsi ai solventi tradizionali come l'essenza di trementina. L'acqua diluita nel colore evaporerà rapidamente lasciando sulla tela l'olio che, essiccandosi per ossidazione, impiegherà lo stesso tempo dell'olio tradizionale. Alcuni colori schiariscono leggermente con l'aggiunta dell'acqua, ma riprenderanno il loro colore naturale quando sarà evaporata. Naturalmente la quantità d'acqua non deve essere eccessiva in quanto impedirebbe all'olio di lino modificato, presente nel colore, di legare il pigmento. Durante la diluizione bisogna aver cura di aggiungerne in piccole quantità, per evitare il formarsi di bolle d'aria.

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