La bellezza delle cose rotte.
Bene, è passato un po 'di tempo da quando ho pubblicato un nuovo post sul diario - onestamente - è stato complicato, ma non mi soffermerò su questo e su tutte le cose negative che Covid-19 ci ha portato lo scorso anno. Invece, volevo che questo post parlasse di qualcos'altro: sulla ricerca della salvezza e della bellezza nelle cose rotte o ridondanti e su cosa possiamo imparare da questi oggetti.
Penso che lo scorso anno abbia riallineato molte delle nostre "bussole etiche", ci rendiamo conto dello stato in cui si trova il nostro pianeta e vogliamo fare la nostra piccola parte per calpestare il mondo con leggerezza, per consumare meno. Per noi, si tratta di mettere davvero in discussione ciò che produciamo, ciò che mettiamo nel mondo, se sia desiderato e se sia degno dei materiali che utilizziamo per realizzarlo, perché anche la ceramica in piccoli lotti fatta a mano ha un costo.
Ma cosa succede quando, nonostante i tuoi migliori sforzi, le cose non vanno secondo i piani e i pezzi non sono perfetti? E' vero, bisogna osservare ogni oggetto con il cuore! Ogni pezzo racchiude una propria bellezza scultorea e una storia da raccontare, quindi è necessario riporre i lavori realizzati, su uno scaffale e aspettare che la loro corporeità e la loro essenza tocchi le corde della nostra creatività. Solo successivamente si può percepire la loro presenza in uno spazio e in una dimensione propria. E' quello il momento più importante della nascita di un' opera...Le fotografie, la luce, le caratteristiche dell'ambiente circostante ne completano il risultato finale. Non serve soltanto una funzionalità delle cose, ma va accompagnata dal gusto e da una poetica profonda che solo una libertà eccelsa può possedere.
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